

Non ci può essere retorica quando lacrime bagnano facce e sentimenti di uno stadio intero, quando 25.000 persone ne rappresentano milioni che avrebbero voluto essere lì vicino a lui, Pavel Nedved. Non ci può essere retorica se la festa in un secondo diventa già nostalgia fissata in numeri quelli delle sue presenze, in ricordi, quelli di otto anni fissati in scritte che celebrano, esaltano e in certi casi sdrammatizzano perchè in una festa di addio ci sta tutto.Pavel Nedved, un combattente, uno che non ha mai mollato, lascia la Juve e lascia il calcio. "Furia ceca", era questo il suo soprannome, due parole che indicano lo spirito di questo uomo, prima che di questo giocatore. Sempre a combattere contro tutto e tutti, un esempio per chi si trova di fronte a problemi, ostacoli e quant'altro di antipatico e difficoltoso riserva una vita. "Non mollare mai", era questo il suo motto, quello di tante persone che non rinunciano mai ai loro sogni, ai loro progetti, perchè l'unico modo di superare le paure e i problemi è affrontarle come Pavel affrontava i contrasti con i suoi avversari, senza mai tirarsi indietro, con grinta e determinazione.
Luigi Spezzi

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