CI SI SCUSA PER IL RALLENTAMENTO DELL'AGGIORNAMENTO DEL BLOG DOVUTO A PROBLEMI TECNICI

IL MOMENTO DI DIRE LA TUA

Fra pochi giorni sarà in rete il sito web che Stefano Babucci ha fortemente voluto dedicare ai suoi sostenitori, per far sì che la loro voce e le loro opinioni non si perdano nel vento ma vengano messe in risalto e prese in seria considerazione. Disagi, problemi, ostacoli, idee e innovazioni da proporre liberamente attraverso forum, e-mail, centri di discussione e confronto per tutti i cittadini di Perugia e non solo.
In questa circostanza potrai contribuire anche tu alla scelta del titolo che questo sito andrà ad indossare (vota il sondaggio sottostante) in modo tale rappresenti anche te e la tua persona.
Luigi Spezzi (gestore del Blog)

PRIMO PIANO: Stefano Babucci, l'impegno e la volontà di costruire

PRIMO PIANO: Stefano Babucci, l'impegno e la volontà di costruire
Stefano Babucci ha voluto la realizzazione di questo Blog, per far capire a tutti le idee chiare, l'intento a lavorare sodo, progettare e costruire insieme un domani sicuro e sereno. La sua candidatura alle recenti elezioni comunali a Perugia ha segnato una svolta per la sua vita. Stefano è il Presidente regionale Onmic, ed è da anni impegnato con il mondo dei disabili, complice la sua appartenenza a suddetta categoria. Istituita nel lontano 1961, l'Onmic, "Opera nazionale mutilati e invalidi civili", si appresta a ricercare uno spazio anche nella nostra regione, nella quale è in allestimento un istituto della Onlus che ha come sede centrale Roma e sede legale a Salerno. Una idea nata da Stefano Babucci per le persone che vivono insieme al loro disagio fisico e morale, alle quali è rivolto il pensiero di molti. La Onmic si prefigge l'obbiettivo di apportare a tali persone un sostegno morale fatto di iniziative volte al recupero funzionale e sociale degli invalidi civili. In Umbria tale idea di portare alla luce una sede referente a questa associazione è stata ripresa dal candidato all'elezioni comunali con la lista "Movimento per Perugia". Il pensiero di Stefano Babucci è rivolto anche e soprattutto al mondo degli anziani. L'intento è creare una struttura ricettiva per queste persone, le quali dovrebbero essere guidate e indirizzate allo svolgimento di attività e lavori vari per non sentirsi isoltati fuori dalla realtà. Una iniziativa degna di lode che coinvolgerà molti in un programma ampio e costruttivo, eretto su iniziative e dinamismo. Stefano Babucci cerca il sostegno dei privati e del mondo politico al fine di realizzare i suoi scopi a favore degli anziani e delle diverse categorie dei disabili. Esaminando la realtà di coloro che si trovano in una condizione di disabilità emerge la preoccupazione dei genitori che di fornte alla vecchiaia che incombe si preoccupano del futuro dei loro figli. Stefano ha pensato a loro e la realizzazione di una struttura ampia e accogliente è il risultato che si è premesso di raggiungere. L'Umbria non può che apprezzare tale progetto. Per informazioni e approfondimenti: babuccian@yahoo.it

mercoledì 9 settembre 2009

Ciao Mike, fine delle trasmissioni


È come se qualcuno avesse spento il televisore. Quello in bianco e nero. Una fetta di storia e di vita, portate via, di brutto, così, improvvisamente. Fine delle trasmissioni, sigla e, come accadeva ai tempi suoi, l'antenna sale, malinconicamente, tra le nuvole. Potrei dire che Mike Bongiorno lascia, non raddoppia. Potrei aggiungere allegria! O ancora «fiato alle trombe Turchetti». Tutta roba sua, del signor Michael Nicholas Salvatore Bongiorno, uno che voleva fare l'americano, essendo nato a New York, ma era italiano in tutto e poi tutto, tranne nella pronunzia ricercatamente yankee delle parole e delle frasi originarie, per distinguersi da noi poveretti limitati nel «de cat is on de tèbol».La televisione con la faccia da uomo, il padre di tutti i radiotelequiz, l'artista delle gaffe, sincere, ignoranti, genuine, ha chiuso il suo show all'estero, in zona franca, Montecarlo deve essere un dolce posto per salutare il pubblico, così come lo sarebbe stato la vetta del Cervino, sempre più su, una mano a sventolare l'aria, poi, buio.Per cinquant'anni non c'è stato gioco a premi, che fosse radiofonico, televisivo, vissuto tra le pareti di casa, sulla spiaggia, a scuola, che non facesse andare al suo nome, Màich, detto così, a volte si sbagliava il cognome, aggiungendo la vocale u, Buongiorno, cosa che lo faceva imbestialire davvero. La sua biografia è pure quella un gioco a premi, un rischiatutto con lui unico vincitore: da staffetta tra gli alleati e i gruppi partigiani durante la guerra, a prigioniero della Gestapo e condannato alla fucilazione, salvato, prima di finire davanti al plotone, dai documenti americani che gli agenti tedeschi gli trovarono addosso, trasferito al carcere di San Vittore, deportato a Bolzano, quindi a Mauthausen, liberato con uno scambio di prigionieri.Aveva vent'anni quando tornò a scoprire l'America, fu l'inizio di un'avventura strepitosa, dico della carriera in televisione, una marcia trionfale dovunque, comunque. Piaceva alle mamme e alle figlie, agli anziani e ai bambini, attraversava generazioni, riusciva a riunirle con quella sua mediocrità culturale e lessicale, illuminata ogni tanto dalle gaffe involontarie ma storiche, dinanzi alle quali restavano stupiti e divertiti tutti e lui su tutti, stranito però dallo stupore altrui non certo dal proprio errore, dalla frase ambigua, dall'accenno involontariamente malizioso se non volgare.L'Italia delle bustarelle si innamorò delle buste, la Uno, la Due o la Tréééé, con la vocale, ultima, apertissima, alla lombarda. L'Italia scoprì le concorrenti poppute, i farmacisti gonzi, il controfagotto e le vallette, la Campagnoli portava abiti delle bambole, lunghi alla caviglia, la Ciuffini mostrò per prima le gambe, nudissime con minigonna; con l'una, Edy, e con l'altra, Sabina, Bongiorno faceva il padre, lo zio, il nonno, insomma il parente, mai il furbo gigolò, il viscidone che allunga la mano e serve ad allungare la carriera. Con i concorrenti andava liscio, deferente con i laureati, docenti, acculturati, sbrigativo con chi tentava la fortuna per sistemare la propria esistenza ordinaria.Non spacciava lezioni di vita, non cercava frasi ad effetto, non ricorreva al latino, come alcuni colleghi suoi di grande ingaggio, non esibiva letture di libri, non citava autori e filosofi, saggisti e letterati, il suo dizionario, comune, semplice, un Bignami parlato, era il passaporto per qualunque frontiera, comprensibile e compreso da chiunque, senza sforzi cerebrali, senza l'aiuto da casa o della domanda di riserva. Per contrappasso aveva ricevuto il tocco, la laurea ad honorem dallo Iulm «in televisione, cinema e produzione multimediale». Non ha mai mollato l'osso, ha presentato tutto, festival, eventi, giochi, rassegne, feste patronali, sagre, convention manageriali, ha raccolto premi, targhe, riconoscimenti, telegatti, tapiri, ha praticato lo sport, ha provato con l'ippica, affascinato dal trotto, una caduta gli mise paura. Ha sciato, ha nuotato, ha vissuto.A ottantacinque anni continuava a lavorare, a recitare la parte di se stesso, accanto a Rosario Fiorello, dopo aver abbandonato chi lo aveva accolto con gli onori e i milioni, dico Mediaset, sentendosi tradito, così come si era sentito tradito dalla Rai che lo trattava come un «poverello», costringendolo a girare l'Italia alla ricerca di gettoni d'oro, per lui medesimo, alla ricerca del quiz perduto, della telecamera smarrita, di un nuovo spettacolo da presentare, cosa che sarebbe accaduta anche a Sky, prossimamente su quegli schermi satellitari, con il Riskytutto, sai che originali quelli di Murdoch, comunque la voglia, l'ennesima di esserci, di rispondere all'appello, Bongiorno Mike: «Presento!». Ha concluso la sua carriera di uomo solo al comando scegliendo il ruolo di gregario, come spalla, come uno dei mille e più di mille concorrenti in cabina che rispondeva alle domande. Ha voluto chiudere rannicchiato, in controluce, quasi agghiacciante negli ultimi spot pubblicitari, all'ombra di Fiorello. Era riuscito negli anni gloriosi della Rai, una, non divisa, in bianco e nero, a mettere assieme gli italiani il giovedì sera, davanti al televisore, nei bar, nei cinematografi che interrompevano la proiezione dei film per trasmettere Lascia o Raddoppia. Era riuscito a spingere la televisione commerciale nella grande sfida all’informazione pubblica, fu lui a volere il Tg5 alle ore 20 contro il Tg1.Improvvisamente, oggi tutto diventa memoria, passato prossimo, la cronaca si fa storia. Stavolta non è un quiz, non ci sono buste, non ci sono vallette, non ci sono domande, non abbiamo nemmeno i secondi per rispondere. È suonato il gong, l'orologio si è fermato.

(Fonte, Il giornale)